Guglielmo Vicario, protagonista della vittoria in Europa League con il Tottenham, ha ripercorso le tappe più significative della sua carriera in un’intervista a La Repubblica. Tra queste, ha ricordato con affetto l’anno trascorso nel settore giovanile dell’Udinese, nella stagione 2013/14, considerandolo un passaggio formativo fondamentale.
“Avevo maestri eccezionali nel vivaio dell’Udinese – ha raccontato Vicario – e con me c’erano Scuffet e Meret.” Un trio di portieri cresciuto insieme in Primavera, all’epoca in cui Simone Scuffet debuttava in Serie A, mentre Meret e Vicario continuavano il proprio percorso. Le loro strade si sono poi divise, ma il legame con quell’ambiente tecnico di qualità resta fortissimo: “Il Friuli è la terra dei portieri, e non è un caso.”
Dopo l’Udinese, il passaggio al Fontanafredda in Serie D ha rappresentato un punto di svolta inatteso. “Quando ho firmato, pensavo solo a divertirmi. Sentivo il bisogno di allontanarmi dal calcio giovanile, non pensavo minimamente a un futuro da professionista.” Invece, quel contesto ha favorito una crescita graduale, priva di pressioni, ma accompagnata da dedizione e un pizzico di fortuna.
Nel suo racconto, Vicario ha voluto ricordare le figure chiave della sua evoluzione calcistica: “Tante persone mi hanno aiutato, ma cito con gratitudine Pippo Inzaghi, Walter Zenga e Aurelio Andreazzoli.” Tre tecnici che in momenti diversi hanno creduto in lui, contribuendo a plasmare l’identità di un portiere oggi apprezzato a livello internazionale.
Oggi Vicario è titolare in Premier Leaguee fresco vincitore dell’Europa League, ma il suo percorso testimonia quanto le radici friulane e i valori del calcio di provincia siano stati determinanti. Il passaggio dal vivaio dell’Udinese alla Serie D, fino alla ribalta europea, racconta una traiettoria costruita su lavoro, sacrificio e umiltà, valori che lo stesso portiere ha voluto rivendicare con orgoglio.