“L’Udinese è una calamita”, così Paolo Poggi ha descritto il suo legame con il club friulano nel corso del podcast realizzato in collaborazione tra la società bianconera e Banca 360. Un’intervista ricca di spunti in cui l’ex bianconero ha rivissuto momenti cruciali della sua carriera, riflettendo sul presente e sulla sua attività a contatto con i più piccoli.
“Mi occupo oggi di una scuola calcio”, ha spiegato Poggi. L’ex attaccante sottolinea come queste realtà non debbano essere viste come strumenti per la scoperta di talenti, ma luoghi educativi e di crescita sociale, dove il vero obiettivo è insegnare ai bambini che il calcio è molto più dei riflettori e delle polemiche televisive. Aggiunge: “Lavorare con i bambini è un piacere, educarli è una missione”.
L’evoluzione dei ragazzi e il ruolo degli adulti
Poggi si sofferma su come siano cambiati i giovani: “Hanno meno attenzione, ma forse la colpa è nostra. Li ascoltiamo poco e siamo troppo intenti a dire che ai nostri tempi era meglio”. Osserva come le generazioni attuali siano semplicemente diverse e meritino di essere comprese: serve meno predica e più esempio, suggerisce. “Sta a noi accoglierli per quello che sono e vivere il presente con loro”.
I momenti chiave: tra fusione, addio al campo e Torino
Durante il podcast, Poggi ha individuato tre date determinanti per il suo percorso:
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Il 1987, anno della fusione tra Venezia e Mestre, che ha rappresentato il primo grande scossone nella sua giovane vita sportiva;
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Il 1992, quando si trasferì al Torino, lasciando per la prima volta casa e affrontando il servizio militare: un distacco necessario per crescere;
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Il 2009, anno in cui appese gli scarpini al chiodo, segnando l’inizio di una nuova vita fatta di riflessione, famiglia e attività educativa.
L’esperienza a Udine e l’indimenticabile Ajax
“La squadra che mi ha lasciato di più è l’Udinese”, rivela senza esitazione. Nonostante i nove anni a Venezia, sono stati i sei vissuti in Friuli a segnare la sua maturazione: “Sono arrivato ragazzo, sono andato via uomo”. Rievoca il legame forte con i tifosi, le giornate vissute con loro, e la percezione dell’Udinese come una famiglia dentro la famiglia.
Un passaggio toccante riguarda la sfida contro l’Ajax, una delle gare più ricordate dai tifosi: “Forse perché non passammo il turno, lasciò qualcosa di sospeso”, dice. L’attesa, il contesto europeo, l’emozione collettiva contribuirono a farne un evento impresso nella memoria.
Il legame umano con i compagni e la parentesi sul record
Poggi ricorda con affetto i suoi compagni di squadra, soprattutto Valerio Bertotto, definito come un fratello. Pur lodando il talento e i valori di Amoroso e Bierhoff, evidenzia la qualità umana elevata dell’intera rosa di quei tempi.
In chiusura, un tocco di ironia sul suo storico record del gol più veloce in Serie A, superato da Leao dopo 19 anni: “Quando me lo dissero non capivo i messaggi, poi ho risposto: ‘Finalmente!'”. Non senza una battuta finale: “Io segnai con palla agli avversari, lui col possesso. Il mio era più leale”.