Inler riparte dall’Udinese: “La mia seconda vita da dirigente”

L’ex centrocampista svizzero parla del presente bianconero e della sua crescita fuori dal campo. Ha poi parlato dei singoli con un approfondimento su Sanchez e Piotrowski

Gokhan Inler, al secondo anno da direttore tecnico dell’Udinese, ha raccontato alla Gazzetta dello Sport il suo percorso professionale, segnato da nuovi traguardi formativi e da un forte legame con il club friulano. Il dirigente ha rivelato di aver completato il corso da direttore sportivo della FIGC e che in ottobre riceverà il diploma del Master MIP dell’Uefa, confermando una continua crescita anche lontano dal rettangolo di gioco.

“Sarò sempre grato ai Pozzo”, ha dichiarato, ricordando l’inizio della sua avventura in Italia, nel 2006. Allora, il giovane Inler era arrivato a Udine con un sogno diverso: avrebbe voluto fare l’architetto. Ma la passione del padre, scomparso appena due mesi dopo il suo arrivo in Friuli, lo spinse a scegliere il calcio. E oggi, dopo una carriera in campo, ha trovato una nuova dimensione dietro la scrivania.

Un altro aspetto centrale del suo lavoro è il rapporto con i tifosi, che Inler vuole rendere più diretto e partecipativo. Domani si terrà il primo allenamento annuale a porte aperte, iniziativa che ha voluto fortemente per riavvicinare la squadra alla città. Non solo: il dirigente si è detto soddisfatto del comportamento esemplare di squadra e tifosi, che lasciano spogliatoi e spalti puliti dopo ogni partita. “È un messaggio di rispetto e civiltà“, ha sottolineato.

Sul fronte societario, Inler ha voluto rassicurare: “La trattativa per la cessione del club non ci ha toccati. Per noi non è cambiato nulla”. A testimonianza della solidità interna, ha parlato con entusiasmo del gruppo a disposizione, guidato da Runjaic, tecnico scelto con un contratto triennale, un’anomalia nella storia recente dell’Udinese.

“Abbiamo un Thauvin di altissimo livello”, ha spiegato, sottolineando anche la crescita di Atta, Palma e Kristensen, giocatori su cui è pronto a scommettere. E per il futuro, punta forte su Piotrowski per cui la trattativa con il Ludogorets sembra veramente essere a buon punto: “E’ un giocatore forte: corre, lavora, tira, fa gol e sforna assist. Ha tutto per affermarsi“. Parole importanti anche per i veterani come Kabasele e Padelli, definiti “pilastri dello spogliatoio“, e per Davis, descritto come “carico e determinato”.

Infine, infine, ha aperto uno spiraglio su Alexis Sanchez, che ha ancora un legame con il club: “È un grande professionista, è ancora nostro. Se vuole tornare, le porte sono aperte”.

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29 giorni fa

Sicuramente avrà anche uno stipendio o no?Gli stipendi di solito li danno a chi lavora e non chiacchiera.

Ser
Ser
29 giorni fa

Simpri pies👎

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