Parla il difensore marocchino dell’Udinese: “Dovevo fare il capitano del Bologna. A Orsolini mi lega una forte amicizia. E sui Pozzo e Saputo vi dico che…“

Partita da ex e veramente molto sentita quella di Adam Masina a Bologna. Il difensore marocchino dell’Udinese lo ha raccontato ai colleghi de Il Corriere dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni.

RITORNO A CASA – «Sarà emozionante. Ci penso da due settimane. Dopo la rottura del crociato mi sono detto: voglio esserci. Per me è un ritorno a casa». 

PRIMO RICORDO DEL DALL’ARA – «Ne ho tanti: la promozione, il gol contro la Roma. L’unico rammarico è non aver potuto salutare lo stadio. Era un periodo così: c’erano tensioni con l’allenatore (Donadoni, ndc), non ero sereno io, né il club. Speravo mi fosse riconosciuta la fascia di capitano. Avevo fatto riunioni con Gastaldello e Maietta per imparare a essere capitano. Invece niente. Ma non vivo di rimpianti, mi ha formato». 
 
NESSUN RIMPIANTO – «Mi sentivo un ragazzo delle giovanili e mi sento bolognese al cento per cento. Qualche anno fa mi sarebbe piaciuto rimanere più a lungo, ma guardandomi indietro la scelta è stata giusta. Ho preferito imparare qualcosa all’estero, in Premier. E ora qui, all’Udinese: una società fantastica».
RITORNO IN ROSSOBLU MANCATO – «La scorsa estate avevo deciso di lasciare Watford e di tornare a casa. Allora ho fatto una chiamata tramite il mio agente. Loro mi hanno detto perché no, pensiamoci. Dopo un temporeggiamento abbiamo richiamato e le intenzioni del dt, Sartori, erano di puntare su altri giocatori. Il direttore è stato chiaro, molto sincero. Di questo lo ringrazio».

L’EUROPA NON E’ UN OBIETTIVO – «Il calcio è imprevedibile. Però se pensiamo ai punti di distacco da Atalanta e Roma la vedo difficile. E’ bello sognare, alzare l’asticella. Ma adesso l’Europa no, non è un obiettivo. Almeno per noi».

BOLOGNA SQUADRA CHE GIOCA A PALLONE – «Non conosco le loro ambizioni. E’ una squadra che gioca a pallone, e bene. Il Bologna è una squadra che mi piace tanto e poi c’è il mio amico Orsolini».

ORSOLINI – «Io e Riccardo abbiamo un rapporto molto speciale: ogni volta che fa gol lo chiamo. Dunque quest’anno l’ho chiamato a ripetizione. È un ragazzo splendido, umile, un gran lavoratore. Mi era dispiaciuto sentirlo giù. In quel momento non si faceva apprezzare. Sarà bello incontrarlo in campo, saremo nemici per un’ora e mezza». 

UDINESE –  «E’ una tappa importante. Per il mio futuro e per la mia posizione in campo. La posizione di centrale, anche in una linea a quattro, mi dà la possibilità di imparare cose nuove».

PIU’ CENTRALE CHE ESTERNO DI FASCIA –  «A Londra facevamo allenamenti specializzati per quelli di fascia e per i centrali. Un giorno ci ho fatto caso: quelli di fascia tutti piccoli e rapidi, i centrali con una fisicità più simile alla mia. Da terzino la mia fisicità non viene usata».

LA FAMIGLIA POZZO – «Con Gino ci siamo avvicinati un po’ di più negli ultimi anni, mi ha sempre apprezzato, e gli sono molto grato. Mi ha voluto a Udine, mi ha chiamato quando ho avuto l’infortunio. Piccole cose che ti fanno capire la grandezza dell’uomo. Poi ho conosciuto il padre, ho trovato una grande passione da parte sua, incredibile. Ci incita, parla con la squadra, fa meeting, ci incoraggia. Che persona, e che cuore. Ha i suoi metodi quando la squadra non raggiunge i risultati che vorrebbe: il ritiro. Ma vedo tanta passione e voglia».

SAPUTO – «E’ meno presente fisicamente, ha altri interessi dall’altra parte del mondo, ma è una persona che mi ha sempre trasmesso serenità. Spesso non capisco le critiche. Non avrà fatto spese folli, quelle che la piazza si aspetterebbe, ma ha riportato solidità. I progetti veri si fanno così. Il Bologna è una squadra stabile in A, ora. Bisogna avere fiducia in quello che fa».