La nota agente Rafaella Pimenta ha detto la sua versione sulla trattativa tra Samardzic e l’Inter

Botta e riaposta quest’oggi tra il padre di Lazar Samardzic, Mladen, e la famosa agente Rafaela Pimenta. Infatti, il padre del calciatore bianconero ha raccontato la sua versione ai microfoni di Sportitalia e, poco dopo, l’agenzia della Pimenta ha risposto alle dichiarazioni del papà di Lazar durante un’intervista a Telelombardia.

Le parole della Pimenta. 

“Ero io che parlavo con l’Udinese per conto loro. Abbiamo capito che c’erano delle squadre interessate e a un certo punto anche chi avrebbe fatto il passo più importante. Ne abbiamo individuate due con voglia tecnica e capacità economica, io stessa ho promosso due incontri. In uno di questi c’era il padre, tanto che hanno fatto molte domande sia lui che Lazar, come è giusto che sia. La prima cosa da capire in un trasferimento è l’aspetto tecnico. E poi abbiamo incontrato l’Inter, sapete, è tutto quanto registrato. Ci sono pure le foto di Zoom. In questo incontro tecnico il padre non c’era, non so se per la connessione o per confusione con gli orari perché l’Inter si trovava in Giappone per la tournée, tanto che ho chiesto a Lazar se potevamo fare senza suo padre. Lui ha detto di andare avanti, abbiamo discusso sul lato tecnico e ogni volta che c’erano queste riunioni ho chiesto a Nikola Kolarov di essere presente così che potesse tradurre in serbo. Dopo questi incontri Lazar ha preso alcuni giorni per pensare al trasferimento. Dopo aver detto di sì, è iniziata la trattativa, con i soliti ping pong. Arrivati alla fine, sarebbe stato il giocatore più pagato dell’Inter della sua fascia d’età. E io ho detto al padre che doveva venire lui di persona, non volevo chiudere la trattativa senza lo sguardo negli occhi tra la famiglia e i direttori. E infatti il sabato prima della visita medica sono venuti a Milano, ci siamo visti con la società nerazzurra ed è stato spiegato tutto. Alla famiglia è stato chiesto di dire sì o no entro la fine della giornata. Dopo poche ore li vedo in albergo e mi dicono che avevano deciso di accettare la proposta, siccome era buona. Quindi, per rispetto dei genitori, chiamiamo il club. Facciamo anche un brindisi per celebrare, manca solo il passo del contratto e della visita medica. Da qui mi fermo e dico una cosa: dal momento in cui dici sì a una società si mettono in moto una serie di altre cose. C’era di mezzo anche il destino di un altro giocatore, Fabbian. Devi pensarci prima se prendere un impegno, posso capire se ci sono cose che non tornano sui contratti o nelle visite, ma se dici sì alle condizioni presenti, l’operazione per me è ormai fatta. Io sono così, questo è il mio modo di lavorare da trent’anni. Sul perché le cose cambino dovete chiederle a chi le ha cambiate. Io in albergo ho incontrato Lazar e gli ho detto che mi dispiaceva ma io non mi sarei voluta ritrovare in quella situazione”.