Il giovane tedesco che parla quattro lingue ha segnato due gol di fila: “Da Maldini a 17 anni, ma Lipsia era più vicina a casa”
L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport propone l’intervista realizzata con Lazar Samardzic. Il centrocampista tedesco ha parlato del suo passato e della sua avventura con la maglia dell’Udinese.
DUE GOL DI FILA. “Mi inserisco e tiro. Nasco trequartista, sono sempre stato un numero 10. Ma qui all’Udinese quel ruolo non esiste perché si gioca col 3-5-2 e mi sto adattando a fare la mezzala“.
GLI INIZI ALL’HERTHA BERLINO. “La squadra del mio cuore. Un giorno, magari, chiuderò la carriera a casa. Io abito fuori dal centro di Berlino, ma nel giardino di casa ho una porta che è stata la mia fortuna. Da bambino ho giocato con quella, anche con mio padre che è stato attaccante nelle serie minori. Ora la porta è rotta“.
A 17 ANNI IL RIFIUTO VERSO IL MILAN. “Venimmo a Milano con tutta la famiglia. Parlammo con Paolo Maldini, ma non me la sono sentita di fare un’esperienza in una grande città in quel momento. Il Barcellona venne a casa mia, invece. Con Patrick Kluivert. Ma scelsi il Lipsia, era a un’ora da casa. Ed è stata una buona scelta“.
NAGELSMANN. “Ho giocato poco perché avevo davanti gente fortissima. Ma da lui si impara. È uno che ha in testa soltanto il calcio. Fa tanta tattica e tanto video. Ma è pure uno che ti parla. È stato importante. E il Lipsia è un modello di organizzazione, c’è tutto ad alti livelli“.
L’UDINESE E UDINE. “Qui le strutture sono super. La squadra è fortissima. Lavoriamo forte e spingiamo e siamo molto fisici. A Udine vivo bene, sto in centro. Guardo molto calcio e tra le italiane mi piace la Lazio perché sono tutti aggressivi“.
GLI ALLENATORI. “Gotti mi vedeva. Cioffi prima no, poi un po’ di più. Sottil mi dà più libertà e mi dice di giocare come voglio e di usare la mia qualità. A me piace dare anche assist, nel torneo scorso ne ho fatti tre“.