L’esterno bianconero Destiny Udogie ha rilasciato un’intervista al quotidiano “La Repubblica”
Destiny Udogie, esterno dell’Udinese classe 2002,ha parlato del suo passato, presente e futuro al quotidiano “La Repubblica”.
Le sue parole.
IL SEGRETO DI QUESTA UDINESE. “Il club è molto organizzato, ambizioso e punta sui giovani. I dirigenti stessi mi hanno detto che ero nel mirino sin da quando avevo 15 anni. Stiamo bene, siamo uniti e ci completiamo a vicenda. Siamo una vera squadra”.
IL SUO RUOLO. “Io porto la mia voglia di giocare, di mettermi in mostra e di aiutare i compagni”.
DOVE VOGLIONO ARRIVARE I BIANCONERI. “Siamo solo all’inizio, la stagione è ancora lunga. Noi non ci poniamo limiti e pensiamo a una gara alla volta”.
IL SUO RAPPORTO CON SOTTIL. “Sottil è una grande persona. Fin dall’inizio ha dimostrato grande stima nei miei confronti. Punta ad avere un rapporto diretto con i giocatori, vuole che ognuno gli dica le cose in faccia. A me ha consigliato di non perdere la voglia di crescere e la mia determinazione”.
IL SUO HOBBY, LA PLAYSTATION E I GIOCHI DI BASKET. “Dipende, con Soppy giochiamo ai giochi di calcio invece con Makengo a quelli di NBA. Nel tempo libero mi piace giocare a basket, è una vera passione per me. La mia esultanza l’ho ripresa da Curry”.
FINO A POCO FA NON ESULTAVA QUANDO SEGNAVA. “Non esultavo perché lo stupore era talmente tanto che non riuscivo a gioire fino in fondo. Da esterno di fascia non sentivo il goal come un mio compito. Quando segnavo mi chiedevo “l’ho fatto davvero io?”. Siccome nella scorsa stagione ho realizzato diverse reti mi sono dovuto adeguare di conseguenza”.
SULLA PREMIER, UN GRANDE SALTO PER LUI. “La Serie A aiuta molto i giocatori a crescere. I prossimi mesi all’Udinese mi serviranno molto per migliorare. Rimango concentrato sul presente, non ho ancora sentito Conte. La Premier League comunque non mi spaventa. L’inglese l’ho sempre parlato con i miei genitori e il campionato è fantastico”.
IL SOGNO AZZURRO. “Sono nato in Italia, a Nogara, nel veronese. Mio padre mi ha sempre sostenuto in questa scelta. L’ultima volta che sono andato in Nigeria avevo due anni. Il mio sogno più grande è vestire la maglia azzurra e io mi sento pronto per questo grande passo”.
L’EMOZIONE PIÙ GRANDE DELLA SUA CARRIERA FINO AD ORA. “L’esordio in Serie A a San Siro, seppur deserto, con la maglia del Verona nel novembre 2020 contro il Milan. Sempre ai rossoneri ho segnato la mia prima rete con la maglia dell’Udinese. Quel giorno ero entrato a partita in corso e riuscimmo a strappare un pareggio importantissimo, il risultato è la cosa più importante di quel match”.
IL SUO IDOLO COME SPORTIVO. “Qualche anno fa avrei risposto Marcelo ma adesso non ne ho. Cerco di imparare da tutti”.
IL SUO IDOLO COME UOMO. “Kobe Bryant. Ho letto i suoi libri. Non mi piace leggere romanzi ma le storie di sport e manuali di motivazione mi appassionano”.
IL LAVORO DEI SUOI GENITORI. “Mia madre faceva le pulizie in un ufficio, ora ha smesso per seguire me. Il nome Destiny lo ha scelto lei. Mio padre è operaio. Mi piacerebbe mantenerlo, ma so che non farei il suo bene. È il suo lavoro, gli piace. Ciascuno deve fare quello per chi è portato. Mio fratello, di un anno più grande di me, studia Ingegneria a Padova. Mia sorella fa lo scientifico. Io ho preso il diploma di Economia aziendale”.
L’ESSERE UN ITALIANO NERO COSA SIGNIFICA AI GIORNI NOSTRI. “Non ho mai avuto problemi a riguardo se devo essere sincero. Nessun ricordo negativo. Anche a scuola non c’è mai stato un episodio spiacevole”.
E NEGLI STADI. “Può capitare che qualche tifoso dica qualcosa che non va bene ma ormai è fuori dal tempo. È diventato normale che nelle nazionali giovanili ci siano ragazzi di colore”.
IL RUOLO DELLA POLITICA CONTRO IL RAZZISMO. “Non mi esprimo a riguardo perché non so molto. Non ho nemmeno votato perché ero via con l’Under 21”.
