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Samardzic: “Non ho avuto alcun tipo di rimpianto a restare a Udine, ma gli haters…”

Il serbo si racconta a Cronache di Spogliatoio: "Quando mi cercarano Barcellona e Milan. Un consiglio? Pejicic. Ho scelto la Serbia perché..."

Lazar Samardzic a cuore aperto: il talento serbo dell’Udinese ha inviato una lunga lettera ai colleghi di Cronache di Spogliatoio. Ecco alcuni degli argomenti più interessanti trattati dal centrocampista bianconero.

L’AMICIZIA CON KENAN YLDIZ –Quando la scorsa estate sono stato vicino all’Inter, non ho potuto allenarmi per due settimane. Se c’è una cosa che mi ha veramente disturbato, è stato interrompere la preparazione. Essere tornato a Udine dopo essere stato fermo, non aver partecipato agli allenamenti. Fino a qualche settimana prima, ero su un campetto a Berlino insieme al mio amico Kenan Yıldız. Abbiamo lo stesso preparatore e siamo entrambi nati lì. Ognuno di noi, poi, ha preso strade diverse:io ho scelto di rappresentare la Serbia, lui la Turchia. Ma casa nostra è lì. Siamo amici e prima di andare in ritiro, ci siamo ritrovati per mettere un po’ di benzina nelle gambe e nella testa.

GLI ALLENAMENTI IN GERMANIA – “Io sono cresciuto col calcio 10 ore per strada e il mio modo di giocare ne ha sicuramente risentito e beneficiato. Dopo la scuola, c’era il calcio. Tutto il giorno. La maggior parte delle volte giocavo uno contro uno, basando tutto sul dribbling. In strada, in quegli anni, il più forte ero io. Non c’era nessuno che mi battesse. E con Kenan abbiamo riproposto quei giochi, allenando soprattutto il calcio. Avevamo un nostro conoscente che fa il portiere, lo abbiamo mandato in porta. Chi segnava più gol su 10 tiri, vinceva. Possiamo dire che la sfida è finita in parità, alla fine.

LA PASSIONE PER FIFA –Dopo questi allenamenti, tornavo a casa dalla mia famiglia. E mi rilassavo giocando a FIFA. Credo che sia uno dei vizi che amo di più. Mi rilassa. Ho letto le parole del CT dell’Italia, però posso dire che da parte mia la playstation è sempre stata un modo per evadere dalla quotidianità e non pensare. Per staccare la testa. Ricordo ancora quando mi sono trovato per la prima volta nel gioco, con l’Hertha Berlino: ero un 60! Ma mi prendevo comunque. Ora sono un 73, ma dovrei essere un 76.”

L’IDOLO MESSI –Messi sì, è il mio idolo incontrastato. Ricordo ancora la partita contro l’Arsenal in cui ha fatto tripletta.Ero in un bar con mio padre e l’abbiamo vista lì. Ho una sua maglia del Barcellona, ma purtroppo non sono mai riuscito a incontrarlo. Se accadesse, sono sicuro che rimarrei zitto e paralizzato. Ho stretto la mano a Cristiano Ronaldo, dopo la sua ultima partita con la Juventus. Ho stretto la mano a Zlatan e ho anche preso la sua maglia. Mi manca solo Messi. Lui è unico.

I CONTATTI CON BARCELLONA E MILAN –Quando ero molto giovane mi cercò il Barcellona tramite Patrick Kluivert, responsabile delle Giovanili ai tempi, e l’anno dopo anche il Milan, ma i miei genitori decisero che ero ancora troppo giovane. Poi passai all’Hertha Berlino e spesso andavo allo stadio a vedere la Prima Squadra. Anche quando andavamo in vacanza in Serbia andavo al Marakana per vedere la Stella Rossa. Mio padre è un tifoso sfegatato: gli ho promesso che chiuderò lì la carriera.

IL LIPSIA E L’UDINESE –Il momento di lasciare Berlino però è arrivato: firmai con il Lipsia. Sono rimasto un solo anno, ma ho potuto vedere da vicino calciatori come Dani Olmo, Sabitzer e Forsberg. Non ho giocato tantissimo. Poi ci hanno chiamato dall’Italia, stavolta era l’Udinese. E stavolta abbiamo convenuto che fosse il momento giusto.

LA SERIE A E UDINE –Mi ripetevano sempre: «Vai in Serie A! Dopo un gol ti esaltano! Se fai bene, con il talento che hai, verrai subito celebrato». Avevano ragione. A Udine ho trovato subito uno stadio stupendo. Anche se qui da voi, rispetto alla Germania, il calcio viene vissuto… un po’ diversamente ahah! Qui siete tutti pazzi, ogni giorno poi mi scrivono per il fantacalcio. Da noi se ne parla meno del campionato. Qui è questione di vita. Ed è bellissimo quando in città mi fermano per dirmi: «Dai Laki, fai un altro gol come quello al Napoli!!».”

CIOFFI –Ha ragione mister Cioffi, quando dice che devo prendermi più responsabilità e farmi trascinare meno dal risultato. Dopo quella rete al Napoli mi hanno scritto in tanti. Vlahović su tutti,con cui gioco in Nazionale.

LA NAZIONALE –Ho scelto di rappresentare la Serbia nel 2023 e ho capito subito che il livello era altissimo. Dušan, ma anche Milinković-Savić, Tadić e Mitrović. Mi sono subito accorto di aver fatto la scelta giusta: nonostante abbia sempre vissuto in Germania, in famiglia parliamo soltanto serbo e anche culturalmente mi sento di esserlo.

GLI HATERS E IL MANCATO PASSAGGIO ALL’INTER –Ho vissuto in prima persona una situazione spiacevole. Stavo trattando con l’Inter, ma poi non se n’è fatto di niente. Era agosto, ricordo bene, e non si leggeva d’altro. Quando sono sorti i primi problemi, ho aperto il telefono e ho trovato tantissimi insulti in chat. E ogni ora aumentavano. Ogni commento sul mio profilo parlava di quello. Mi sono subito detto: «Laki, calma. È normale». I tifosi sono persone, e non tutte le persone sono uguali. Mi sono promesso immediatamente di guardare avanti, che avrei trasformato quelle offese in carica per andare ancora più forte. Mi hanno ferito però quei tifosi che mettevano in cattiva luce mio padre, che lo insultavano dicendo che pensava soltanto ai soldi, che mi rovinava la carriera. Niente che fosse più distante dalla realtà. Ci siamo parlati molto in quei giorni. E alla fine, dopo tutto quel caos, mi sono guardato dentro e ho capito che non avuto alcun tipo di rimpianto per com’è andata la vicenda, di non essere andato all’Inter.

IL CONSIGLIO –State attenti a David Pejičić, è del 2007 e gioca qui con noi. Se sta calmo e ci mette la testa, può diventare fortissimo.

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1 mese fa

Visto come non giochi, “il rimpianto di essere rimasto a Udine” lo abbiamo avuto noi tifosi…

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1 mese fa

Gli haters puoi mandarli a quel paese 😉😉 , abbiamo bisogno di te x la salvezza 💪🏻💪🏻

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