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Padelli: “Voglio essere esempio per i giovani, non mi interessa essere secondo o terzo portiere”

Il portiere dei bianconeri è intervenuto a Udinese Tonight

“Mi alleno sempre per giocare, non mi importa essere il secondo o il terzo portiere”Daniele Padelli, ospite della trasmissione Udinese Tonight, anche stavolta dimostra di essere un professionista a tutto tondo. “Se i ragazzi vedono i giocatori più rappresentativi impegnarsi sempre al massimo vengono spinti a farlo anche loro”, conclude il ragionamento. L’estremo difensore bianconero commenta l’interruzione dell’ottimo stato di forma delle Zebrette con la sosta nazionali: “Il mister ha avuto modo di lavorare con più calma, non sarà una partita in meno a cambiare il nostro stato d’animo. Siamo sull’onda dell’entusiasmo dopo un periodo complesso – afferma – I primi a stare male quando non si vince siamo noi. Adesso siamo riusciti a rientrare in carreggiata e i risultati sono migliorati, abbiamo vinto e fatto molto bene in uno stadio importante come San Siro contro il Milan, pareggiato col Monza in casa loro e fatto una gran partita contro l’Atalanta. Stiamo uscendo dal fango e siamo ripartiti, speriamo di continuare così”.

L’avvio complicato di stagione è stato causato, secondo l’estremo difensore, da “tante piccole cose che, messe tutte insieme, ci hanno portato a una situazione in cui non avremmo voluto trovarci. Il passato è passato, adesso dobbiamo essere continui e fare punti”. Uno dei meriti del mister Gabriele Cioffi è stato proprio quello di lavorare sul dialogo coi suoi giocatori, in particolare “ho apprezzato il fatto che volesse responsabilizzare i giovani, più che deresponsabilizzare i senatori. Sono dell’idea che se tutti siamo sulla graticola e tutti vogliono guadagnarsi il posto, poi sali di livello”, asserisce Padelli. “Ogni anno ci sono tanti giovani nuovi che arrivano e magari non conoscono il campionato, di come ci si allena un calciatore di Serie A – prosegue – Il calcio qui si vive a 360°, fortunatamente sono arrivati tutti ragazzi intelligenti che sanno che l’Udinese è la piazza ideale per crescere e diventare un giocatore importante. Si sono messi ad ascoltare da subito, servono tempo e pazienza e soprattutto vanno concessi gli errori”.

Il tecnico, al suo secondo mandato sulla panchina bianconera, “è sempre stato molto carico, so che ha tanta voglia e non ci piove. La squadra è cambiata, alla sua prima esperienza era più rodata. Ma il carattere di andare a Salerno – ricorda la vittoria per 4-0 in trasferta – e giocare nonostante la classifica tranquilla dà l’idea di cosa vogliamo fare con questa squadra: proporre il nostro calcio”. Per il 38enne “è una legge non scritta del calcio che quando si cambia allenatore tutti vogliono dare di più. Questo avvicendamento ha portato aria nuova, i risultati che non arrivavano avevano creato una bolla negativa che speriamo di aver fatto scoppiare – svela – Si sono incastrate tante piccole cose in modo positivo, a differenza di prima, come infortuni, risultati e stato di forma. Il mister con me e con tutti gli altri ha parlato tanto per avere una visione d’insieme. È stato molto bravo, un po’ psicologo e un po’ allenatore. La sua prima esperienza è stata una cosa inaspettata, adesso è stato insignito di grande fiducia, è maturato e sta giocando al 110% le sue carte”.

Un’atmosfera rinnovata che ha giovato alle prestazioni di alcuni dei compagni di squadra di Padelli: Walace è un giocatore importante per noi, non lo vedi ma quando non ce l’hai in campo ti rendi conto della sua importanza. Ha passato un periodo difficile, aveva qualche acciacco. Roberto Pereyra ha avuto bisogno di tempo per tornare quello che tutti conosciamo – seguita –Jordan Zemura ha fatto un precampionato incredibile, poi ha avuto difficoltà all’inizio della stagione. Adesso sta dimostrando la sua forza. Festy Ebosele credo sia l’uomo più veloce del mondo. Lo adoro, è sempre sorridente e positivo. Stiamo cercando di aiutarlo e lui sta migliorando tanto, lavora con impegnoLorenzo Lucca non va recuperato, semplicemente perché non è perso. È un ragazzo serie e ha qualità, bisogna dare anche a lui tempo e pazienza. Sta giocando meno, ma il calcio è fatto così. Ci saranno partite in cui sarà più adatto rispetto agli altri attaccanti”.

Il comparto degli estremi difensori non è stato risparmiato dalla sferzata di questa “aria nuova. Marco Silvestri merita di giocare, ha avuto una partita e mezza non all’altezza, poi è tornato quello che è sempre stato. Forse ci aveva abituati troppo bene prima”. Elogi mai risparmiati al rivale per il ruolo, perché Padelli non ha mai nascosto che “dal primo giorno che sono arrivato sapevo che non sarei stato il titolare. C’era Marco ed è giusto che sia lui. Ma mi sono sempre messo a disposizione, pregi e difetti, perché sono sicuro di poter dare l’esempio ai ragazzi più giovani. Prima capiscono di essere professionisti e meglio è, avere esempi da guardare può far loro solo bene”. Perciò il dualismo con Maduka Okoye è più presunto che vero: “Io mi sono fatto male il giorno prima della Juventus e sono stato fuori per un paio di mesi, quindi non c’è stata molta concorrenza – rammenta Padelli – È giusto che la società faccia le sue scelte e guardi avanti. Io ho 38 anni, il club ha bisogno di pensare al futuro. Stiamo scoprendo un portiere secondo me importante che deve lavorare, ma in Italia siamo i migliori a valorizzare i punti di forza del ruolo. L’Udinese ha tirato fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro”.

Nel suo girovagare tra esperienze sempre differenti nel corso della sua carriera, Padelli ricorda alcune grandi emozioni come lo scudetto vinto con l’Inter: “Antonio Conte è un allenatore incredibile per mentalità e preparazione. Ha il suo carattere, ma così anche Rafa Benitez che ho trovato al Liverpool – riconosce prima di parlare della sua avventura in maglia Reds – È stata un’esperienza bellissima, totalmente inaspettata perché venivo dalla Serie B. Io sono valtellinese e all’epoca giocavo a Crotone, mi chiamò il mio procuratore e chiese se volessi andare lontano. Più di così? Domandò se volessi andare a Liverpool e dissi subito di sì. Mi sono confrontato con giocatori di altissimo livello. Ho fatto sei mesi con la prima squadra ed è stato indimenticabile. Porterò per sempre dentro quest’esperienza, venendo da un paesino non me lo sarei mai sognato”.

Sul finire della trasmissione, Padelli ritorna sul suo presente bianconero. “Nelle ultime tre gare di campionato abbiamo dimostrato che è tutto alla portata. Sta poi a noi non perdere l’attenzione, siamo ancora in una posizione pericolosa – ammonisce – Restiamo calmi e guardiamo avanti con fiducia, togliamoci da dove siamo e poi vedremo che succederà. Se continuiamo così possiamo toglierci delle soddisfazioni, poco ma sicuro”. La conclusione è proiettata al domani: “Ho finito il corso per diventare allenatore dei portieri. Mi sto preparando per il futuro, ma non so cosa mi piacerà e cosa avrò la possibilità di fare”.

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